Leggendo con apprensione la notizia secondo cui la Corte suprema americana ha cancellato il diritto costituzionale all’aborto dopo 50 anni, mi tornano alla mente le cruciali battaglie italiane degli anni '70, poiché l’aborto presenta una profonda questione etica e morale. Mi riesce difficile comprendere come uno sparuto numero di persone, se pur qualificati membri della Corte Suprema Usa, possa decidere sulla vita di milioni di persone. Ricordo il fermento femminista e le tante lotte durante le quali validissime rappresentanti del movimento tra spiccava Adele Faccio, il cui impegno politico per i diritti civili, contribuì a licenziare la legge 194 sull' aborto.
Ricordo anche il coraggio di un valente professionista napoletano che ebbe l'ardire di autodenunciarsi per quella che era diventata una pratica comune negli studi privati dei ginecologi. Anche perché la normativa era inficiata fin dalla nascita da un grave peccato originale, un compromesso tra forze di sinistra e cattolici, frutto del clima politico dell'epoca, che produsse l'aborto giuridico. Tale compromesso portò a considerare lecita una prestazione eseguita in ambiente ospedaliero e nelle pochissime cliniche private convenzionate e reato grave la stessa prestazione, se effettuata in uno studio privato, anche se attrezzato meglio di una struttura pubblica e realizzato dallo stesso medico. Tra chi pagò il fio di quelle incongruenze fu il Professor Achille della Ragione che fu anche ospite del Grand Hotel Rebibbia.
Oggi lo stimato professionista non esercita più ma, perso un eccellente medico, abbiamo guadagnato un attento studioso, scrittore, filosofo, esperto a livello internazionale di pittura e critico d'arte nonché maestro di scacchi e guida turistica per passione e competenza. Per questo motivo desidero segnalare al grande pubblico dei lettori, ma soprattutto ai giovani la figura del Prof. Achille della Ragione.